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martedì 16 febbraio 2016

storia di un equivoco

aveva deciso di far tardi in ufficio un po’ per avvantaggiarsi, un po’ perché sapeva che se fosse passata da casa il richiamo del divano sarebbe stato più forte di qualsiasi velleità di giovinezza. quando si erano dovuti trasferire lì dicevano che sarebbe stato solo provvisoriamente ma aveva capito subito che sarebbe andata come doveva andare, che non c’è nulla di più definitivo del provvisorio…

nel breve tratto che la separava dalla sua auto faceva quasi sempre gli stessi pensieri, uno dedicato al traffico, troppo o niente in quella grande via, uno al gestore del camioncino che sfama camionisti e avventori delle prostitute, e invade di crautiesalsiccia tutto il parcheggio. 

era stata una serata tranquilla ma piacevole, aveva bevuto un prosecco e mangiato il solito piattino di couscous che propongono agli aperitivi e una porzione doppia di chiacchiere. era stata contenta di vedere le sue amiche che trascurava da un po’. la fortuna è che loro -come tutte le amiche- sono come una telenovela, anche se ne perdi qualche puntata mantieni sempre il filo.