metro, metro,
metroooooooo gridava, cento volte ogni mattina, un signore di mezza età
mentre distribuiva, col sorriso sulle labbra, un quotidiano gratuito. lo faceva
tutti i giorni che il buon Dio ha mandato sulla terra, come se li regalasse lui
quei giornali.
il dottore aveva cotonato i suoi capelli, troppo lunghi per
l’età che ha, annodato la sua costosissima cravatta e, ritenendo che fosse
tutto a posto, aveva inforcato gli occhiali neri e si era infilato nel buio
della stazione.
una nuvola di capelli color di tramonto e qualche anno in
più di settanta, Lei era davvero padrona di se stessa. lì davanti a tutti,
mentre aspettava la metro, giocava con i guanti di pelle verde e con le scarpe
col tacco, uno dei vezzi che ancora si concedeva. trasmetteva la sua bellezza
semplicemente perché si sentiva bella e, tra se e se, rideva degli errori
commessi in tutta una vita. si incantava alle facce e alle storie della gente e
compensava con l’immaginazione quello che non riusciva a trasparire.