un letto singolo addossato alla parete, una scrivania di
legno chiaro su cui ai tempi del liceo aveva intagliato un qualche incitamento
alla sua squadra e attaccato una figurina di Altobelli la cui pettinatura, nonostante
il tempo e il prodotto per spolverare di cui sua mamma abusava, continuava a dire
la propria. un armadio con tre ante e due cassetti. l’anta più a sinistra
portava ancora i segni di quando Simonetta Antonelli della terzaccì si era messa con Marco De
Nicola, il belloccio della sua classe.
l’unica grande innovazione in quella stanza era avvenuta ormai
qualche anno prima, quando col primo stipendio da autista del trentatrè, in
servizio da piazzalelagosta a rimembranzedilambrate, aveva acquistato
un televisore 28 pollici che aveva attaccato alla parete tra l’armadio e la
porta d’ingresso. si ricordava ancora di quanto gli fosse sembrato scortese nei
confronti di sua madre non annoiarsi su chi
l’ha visto in sala, come era successo ogni mercoledì della sua vita fino a
quel momento. non aveva traccia di cosa avesse poi realmente visto, ma forse
non aveva neppure importanza.