cornici

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lunedì 6 luglio 2015

altrove

era un groviglio di ossa avvolte alla pelle, una persona minuta il cui fisico da bambina combatteva costantemente con l’anima da gran donna. aveva trascorso i suoi primi anni in un paese di quelli che arrivano al presente con vent'anni di ritardo ed era sempre stata diversa. era chiaro a tutti quanto lo fosse ed era chiaro a lei che non aveva mai combattuto nell'illusione di uniformarsi, lo aveva fatto, invece, nella speranza di riuscire a far capire ai più che il contrario di essere normali è essere speciali.

si era faticosamente guadagnata un’esistenza scegliendo in prima persona, fin da piccolissima, le mani a cui affidarsi e i piccoli grandi aggiustamenti che avrebbe subìto per continuare a godersi i suoi giorni. aveva seminato i piccoli grani della sua indipendenza in vasetti di terracotta e li aveva annaffiati regolarmente seppur con grande sacrificio.

aveva scelto una vita altrove, dove i giorni non passano mai e le notti sono votate ai pensieri, ai singhiozzi e alla nostalgia, dove il vicino di casa ti saluta con distacco, pensando tra sé e sé dove possa aver già visto la tua faccia e lì si era fatta grande. aveva sgomitato per ritagliarsi il proprio spazio, sfidando gli altri e scommettendo contro se stessa. spesso aveva vinto, delle volte aveva perso. quelle sconfitte però le avevano regalato un’esperienza e un briciolo di saggezza.

quando il ginocchio aveva ceduto lei non lo aveva fatto per nulla. nonostante capisse bene che c’era più di qualcosa che non andava, non si era fatta convincere ad appoggiarsi al primo pronto soccorso e aveva stretto i denti e cercato, come era abituata a fare, il miglior medico sulla piazza. quando l’aveva trovato, questi non aveva saputo dimostrare il suo stesso coraggio ed era fuggito all'ultimo momento, sostenendo che il tempo avrebbe potuto sostituire il suo operato.

nel frattempo vagava con due stampelle tra le strade della vita con un'aria da ragazzina che aveva combinato l'ennesimo guaio. poi aveva incrociato lo sguardo di un chirurgo che le aveva promesso grandi cose, certo non uno di quelli i cui nomi di sentono in tv, certo non uno di quelli che hanno l’età e l’esperienza dalla loro, uno di quelli che se la sentono di osare e che hanno il buon cuore di riconoscere i rischi ma di tuffarsi comunque. Lei sapeva che quello che stava intraprendendo era un percorso a ostacoli e che la meta non era affatto certa. sapeva bene che sarebbe stata dura.

aveva intrapreso quella strada da sola, ancora una volta. e ancora una volta altrove.


il dolore, lo sforzo, la sofferenza e le incertezze cedettero il passo alle lacrime, quando riconobbe il suo uomo, dall'altra parte del lungo corridoio. Lei era di nuovo in piedi, splendente di una luce di orgoglio e di gioia. grande ancora una volta, ad accogliere i prossimi mille anni.

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