Lei era una donna oramai. non si sentiva che poco più di una
ragazzina, ma era donna. piena di tabù, non si conosceva abbastanza e non parlava
mai con sé, le rare volte in cui ci aveva provato non aveva avuto risposta.
probabilmente la Leididentro, la
padrona di casa, parlava un’altra lingua.
forse vittima di una educazione vecchio stile o forse per la
sua debolezza, che vinceva su tutto, nascondeva la sua insicurezza
mascherandosi da donna coraggiosa, emancipata ed indipendente e lo faceva
talmente bene che solo poche persone si erano accorte dell’inganno.
forse perché non si piaceva abbastanza, o forse perché si
era convinta che non è la bellezza del corpo quella che conta davvero, non si
prendeva cura di sé che per l’indispensabile. camminava distrattamente per le
vie del centro, senza accorgersi di avere le scarpe slacciate o la camicia
senza un bottone. molto tempo fa era sicura di poter fare tutto, di essere
migliore di tutti, era forte delle certezze dell’adolescenza. oggi si sentiva
meno intelligente, meno intraprendente, meno brillante, meno sorridente, meno
tutto. per questo motivo evitava accuratamente discorsi di politica, di
economia, di attualità, di sesso. non era in grado, o non credeva di esserlo.
aveva trascorso quegli ultimi anni in un porto debole ma sicuro,
consolidato. la relazione con Nino non aveva vette di felicità ma garantiva
l’assenza di strapiombi di tristezze. paradossalmente ci si era adagiata in
quella sua condizione di amante, di eterna seconda. non aveva neppure mai
sentito quell'adrenalina che il ruolo stesso le avrebbe dovuto conferire. si
era convinta che la vita fosse quella, calmierata diciamo.
Nino era un uomo superficiale, carico di luoghi comuni e
devoto all'apparenza. munito di moglie, due figli –Carlo come suo padre e
Marisa, come la madre di sua moglie- un cane e una station wagon comprata con
l’arrivo del secondo figlio. non avrebbe
mai lasciato la sua famiglia per una ragazzina spettinata e con la testa fra le
nuvole. non avrebbe mai lasciato il certo per il nulla. Lei era e doveva essere
una parentesi senza alcuna pretesa, senza alcuna problematica personale,
difficoltà o debolezza. una maschera che una moglie non poteva indossare.
aveva capito di essere cresciuta quando avevano cominciato a
darle del lei e avevano smesso improvvisamente di chiederle se fosse lì per
l’università. lei che l’università non aveva avuto il coraggio di affrontarla
che quell'incontro a due, faccia a faccia -separati da una scrivania e da un
rapporto palesemente impari- l’aveva terrorizzata al solo pensiero. forse era
stato quello il momento in cui le sue sicurezze avevano cominciato a
traballare, forse era stato quello il momento in cui aveva deciso di affidarsi
a Nino.
che alla fine non è
vincere la guerra l’importante, quello che conta è iniziare a combattere si
diceva tra sé e sé quando sentiva che l’angoscia di quella nuova avventura di
solitudine la stava sopraffacendo. c’erano dei momenti in cui lo odiava
quell'impeto di orgoglio che l’aveva liberata da quella relazione nata zoppa, momenti
in cui avrebbe voluto non averle mai dette quelle parole, vomitate con quella
certezza dei quindici anni che oramai aveva più che doppiato.
era passata da infelicemente accoppiata a tristemente sola,
scappando da Nino. ma l’aveva fatto con una veemenza che usciva al di fuori delle
costrizioni emotive che si era imposta fino ad allora. una verve che perfino la
Leididentro aveva apprezzato.
poi quel giorno, nuda davanti allo specchio, per la
prima volta si accorse di essere bella.
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