Lei, quarantotto anni appena compiuti, sposata, due figli adolescenti.
fisico asciutto e minuto, mani grandi ma curate. concreta, ordinata, metodica, innamorata della vita e malinconica.
era stata una figlia scapestrata ed era diventata una madre severa ma giusta ed
una buona moglie. aveva una vera passione per il gioco del lotto, tentava tutti
i concorsi a premi dei prodotti che acquistava e collezionava mollette per il
bucato.
tutte le mattine da quindici anni a quella parte si recava
in ufficio alla stessa ora, timbrava il cartellino, saliva a piedi quei due
piani di scale, appendeva borsa e soprabito all'appendiabiti e si sedeva sulla
sedia bordeaux che non aveva voluto cambiare perché le piaceva l’idea di
mantenere tutto come l’aveva trovato benché fosse troppo rigida per gli standard
moderni.
da un paio d’anni le era toccata la responsabilità di quel
piccolo ufficio dell’università in cui sbrigava pratiche
relative a maternità, malattie, infortuni e pensionamenti, aveva due
collaboratrici anche se forse sarebbe stata sufficiente una sola ed
ogni tanto, per interrompere un po’ la monotonia, le mandavano anche uno di
quegli studentelli sbarbati che meritano qualche ora di lavoro.
Lei lo aveva guardato con la sufficienza che le
derivava da tutti i guai che aveva combinato alla sua età e, tutto sommato,
anche con un po’ di compassione, per l’incoscienza che Vincenzo padroneggiava
nel mandare via quei giorni degli anni migliori della sua vita. lo tollerava
solo per dovere. non sopportava quel fare da maestrino che aveva dimostrato fin
da subito quando, a fine della sua prima mattinata, aveva fatto -con tono
cantalenante- un resoconto di quanto non
andasse in ufficio: bisogna ruotare la scrivania
perché la luce della finestra riflette sullo schermo,
sarebbe opportuno far installare direttamente a parete una presa tedesca invece
di utilizzare un adattatore, bisogna far fare una derattizzazione perché ho notato
delle cose che potrebbero essere escrementi di topo, bisogna chiamare il manutentore
perché il rubinetto del lavandino del bagno degli uomini gocciola.
tutto d’un fiato: insopportabile.
Lei aveva risposto senza neppure tirare su lo
sguardo dal monitor:
la scrivania deve
stare così: ruota il monitor, l’adattatore fa il suo lavoro, la derattizzazione
l’hanno fatta dieci giorni fa e la perdita del bagno, se riesci a
tranquillizzarmi sul fatto che non creerà danni all’intera umanità, la facciamo
sistemare quando il manutentore passerà da queste parti per tragedie più gravi. E
rispose che la tragedia più grave si era
finalmente manifestata quando la avvisò che la tapparella della finestra
della sua stanza non saliva né scendeva, si era fermata a tre quarti.
lì tutti a bocca aperta e con lo sguardo in aria a godersi
la variazionesultema. Lei, le sue
fidate collaboratrici anche se forse sarebbe stata sufficiente una sola e
Vincenzo. il manutentore confessò la causa di quell'inceppamento un topo è rimasto intrappolato avvolto
nella tapparella- disse.
Vincenzo dondolava con aria furbetta e colpevole… lo
strattonatore folle era stato proprio lui, quando aveva sentito un rumorino
provenire dal cassettone.
aveva risolto tre problemi su quattro.
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